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Gli AA.TT.OO. alle Province: una soluzione per due problemi
Pubblicato il Gennaio 13th, 2009 3 commentidi Massimo Greco
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DOCUMENTO DELL’A.S.A.E.L. sul tema:
“Gli Enti Locali, motore propulsivo
di una Regione moderna”
Occorre Premettere
che è opportuno instaurare nella prossima legislatura un nuovo rapporto fra le istituzioni regionali e
le rappresentanze delle autonomie locali siciliane, al fine di realizzare un loro pieno
coinvolgimento sulle principali scelte socio-economiche che il Governo intenderà effettuare,
incidendo sul ruolo stesso degli enti locali in un clima di costante e fruttuoso dialogo.
Chiediamo che si proceda con celerità e decisione all’avvio di una nuova stagione politica
ed istituzionale, caratterizzata da un sistema istituzionale più efficiente, trasparente, stabile, con i
vari livelli di governo (locale,provinciale e regionale) accomunati da una visione comune
dell’interesse generale per il benessere e la crescita della nostra regione.
Bisogna oggi imprimere più stabilità e governabilità al sistema politico regionale,
garantendo certezza di regole e di obiettivi, capacità di programmazione strategica, efficienza alla
rete istituzionale territoriale che altrimenti non sempre riuscirà a garantire l’unità del tessuto sociale
e produttivo a livello locale.
Occorre acquisire la consapevolezza che Comuni e Province vogliono contribuire in maniera
determinante a dare slancio e fiducia nelle istituzioni democratiche, ponendosi al servizio della
Sicilia e dei suoi cittadini per migliorare l’efficienza e l’efficacia dei governi locali con la
determinante collaborazione dell’istituzione-regione, chiamati a svolgere un ruolo più attivo e
decisivo nell’attuazione delle politiche di innovazione e di modernizzazione.
Si rivendica, fra tutti, la titolarità dei poteri di gestione nel sistema del welfare, perché le
emergenze abitative ne hanno i poteri locali, come quelle del disagio sociale ( con particolare
attenzione a quello giovanile), della richiesta di lavoro; si chiede quindi che in questi settori una
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chiara distinzione dei ruoli fra Regione ed enti locali si attui, trasferendo con urgenza anche le
relative risorse.
Le autonomie locali vogliono concorrere con il nuovo Governo regionale ad assicurare le
condizioni per uno sviluppo sostenibile, affinchè le imprese creino ricchezza, perché decolli un
nuovo piano per il lavoro, perché in maggior misura l’ambiente sia rispettato e la salute tutelata,
creando condizioni di maggiore sicurezza per i cittadini.
I Comuni e le Province sono pronti a fare la loro parte, ma non possono affrontare queste
sfide da soli. Il sistema istituzionale deve essere semplificato ed adeguato. Servono chiarezza e
separazione delle funzioni e delle responsabilità; democrazia e decisione; esercizio effettivo
dell’autonomia; sistemi efficienti di raccordo e quindi di coordinamento.
Sulla base delle superiori considerazioni, un apposito “Gruppo di Studio insediato
dall’ASAEL con funzioni di Osservatorio sulla Legislazione Siciliana sugli enti locali” ha
ritenuto di dovere evidenziare alcune priorità ed emergenze che il nuovo Parlamento ed il nuovo
Governo regionale dovrebbero affrontare in tema di enti locali.
Le Autonomie Locali nel Quadro Istituzionale delle Riforme
Si premette che l’ASAEL, in oltre trent’anni di attività al servizio delle autonomie locali
siciliane e dei loro amministratori, per i suoi fini statutari ha sempre creduto nella loro “centralità”,
soprattutto in una Regione che, essendo a statuto speciale, dovrebbe avere un particolare
riferimento nei Comuni e nelle Province, in quanto fortemente deputati a rappresentare e soddisfare
i bisogni delle comunità locali.
Principio questo era stato insistentemente ribadito dalla 1^ Conferenza Regionale delle
Autonomie Locali svoltasi nell’Aprile del 2005, in attuazione della L.R. n°9/86. In particolare, in
quella circostanza, ancor oggi sempre più attuale, veniva sottolineato il grande valore politico della
riforma istituzionale in atto nel Paese, che doveva completarsi con l’adeguamento dell’ordinamento
delle autonomie locali alle disposizioni della legge n°131/2003 ed alla riforma operata dalla legge
costituzionale n°3 del 2001.
Questo è infatti un passaggio assai importante e fortemente atteso, stante la rilevanza delle
questioni in gioco, le quali riguardano il ruolo ed il modo di essere e di operare delle autonomie nel
nostro paese.
Com’è noto l’Assemblea Regionale Siciliana, per la verità sul finire della precedente
legislatura, a seguito della riforma del titolo V^ della Costituzione, aveva varato, il progetto di legge
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costituzionale, recante modifiche allo statuto speciale della Regione Siciliana. Il provvedimento
appena richiamato si proponeva la reiscrizione della propria attività e della propria organizzazione
nel solco del principio di “sussidarietà”, individuato quale strumento ottimale nella
regolamentazione del rapporto fra le istituzioni regionali e la società siciliana intesa nelle sue varie
articolazioni.
Infatti particolarmente significativo è quello contenuto nell’art.1) di questo progetto di legge
costituzionale, laddove si legge che “I Comuni, Le Province, le Città Metropolitane e la Regione
costituiscono le istituzioni territoriali autonome, rappresentative della comunità siciliana”.
E’ quindi assai significativo questo armonizzare con altri soggetti, primi intravisti
tradizionalmente molto periferici, il concetto di rappresentatività delle comunità e quindi addirittura
il “privilegiare” le autonomie locali nella descrizione delle articolazioni della Regione.
Inoltre ( e questo era stato davvero il fatto esaltante!!) nel progetto del nuovo Statuto veniva
prevista l’istituzione nell’ambito dell’ARS del “Consiglio Regionale delle Autonomie”, quale
organo rappresentativo degli enti locali, con funzioni consultive e di cooperazione tra gli stessi e gli
organi della Regione.
Per la prima volta le autonomie locali dovevano essere chiamate a fornire pareri sugli atti
normativi concernenti la ripartizione delle competenze fra la Regione e gli enti locali sui progetti di
politica economica e finanziaria e sull’elaborazione della legislazione regionale in materia di enti
locali.
Questo organo consultivo, assieme alla Conferenza Regione-Autonomie Locali ( il cui
ruolo deve essere valorizzato riguardo agli interventi di programmazione non solo economicofinanziaria
della Regione per gli effetti che si proiettano sugli enti locali), deve rappresentare
pertanto un irrinunciabile momento di interlocuzione e confronto paritario tra la Regione, gli enti
locali e gli organismi rappresentativi: il primo quale strumento di cooperazione tra i diversi livelli di
governo e l’altra quale momento di confronto con il Governo e la struttura amministrativa.
In tal modo verrebbe attuato un sistema basato su di una nuova ordinamentalità che
garantisca, nella quotidianità dell’attività legislativa ed amministrativa, il concreto rispetto dei
principi solennemente proclamati dallo Statuto della Regione e dalla Costituzione della Repubblica,
che vanno da quello di leale collaborazione tra i diversi ambiti di governo a quello di sussidarietà
nell’allocazione delle funzioni amministrative, sino ad arrivare a quello dell’equilibrio tra
l’esercizio della potestà legislativa e regolamentare della Regione e l’autonomia normativa
riconosciuta agli enti locali.
In questo disegno inoltre sarebbe pertanto indispensabile procedere sulla scorta di un
documento base, che servirà a definire le sedi specifiche di raccordo a carattere permanente ed a
competenza generale tra Regione ed Istituzioni locali, dotate di poteri effettivi ed autorevoli, capaci
di superare quella frammentarietà delle consultazioni dei singoli enti rispetto a specifici
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provvedimenti, come sino ad ora è avvenuto, nonché la disorganicità dei molteplici “tavoli e
commissioni” istituiti per trattari i più svariati temi nelle varie materie che riguardanti la vita delle
autonomie.
• Occorre pertanto che il Governatore e l’Assemblea Regionale Siciliana eletti a seguito della
consultazione del 13 e 14 Aprile 2008 p.v. rimettano in moto senza alcun indugio la
“RIFORMA dello STATUTO” per sottoporlo all’approvazione del nuovo Parlamento
nazionale.
Sull’onda di quanto aveva innovato la Riforma del Titolo V^ della Costituzione, la Regione
nel suo nuovo Statuto aveva previsto il decentramento delle funzioni amministrative a favore
di Comuni e Province ed il grado di compartecipazione al gettito dei tributi fissati dalla stessa. E
sulla base di questi principi ispiratori e del contenuto del titolo IV^ della L.R. n°10 del 2000
(avvenuta con il recepimento della “legge Bassanini”), la Regione avrebbe dovuto effettuare la
ripartizione delle competenze e con apposita legge e con successivi decreti del Presidente della
Regione ( da emanarsi entro centoventi giorni !!) si dovevano individuare il personale, il patrimonio
e le relative risorse finanziarie da trasferire a Comuni e Province.
• Bisogna quindi riprendere questa strada del decentramento per completare il progetto che
vedrebbe la Regione quale momento di programmazione e di coordinamento dei vari processi
in cui si dovrà snodare la politica dei servizi e degli investimenti, che vedranno le autonomie
locali attori della fase dell’esecuzione degli stessi.
• Ma soprattutto occorre che l’autonomia legislativa “esclusiva” che in materia di enti locali lo
Statuto della Regione assegna alla stessa rispetto alla legislazione nazionale non rappresenti
“un blocco” nella vita delle autonomie locali siciliane rispetto alla condizione di “privilegio”.
Pertanto, oltre a cercare di armonizzare l’attuale legislazione siciliana con quella nazionale
in materia di enti locali, occorre che, nelle more che la Regione legiferi per operare un
miglioramento e/o un adattamento alla nostra condizione regionale in settori ove esiste la
competenza esclusiva, venga prevista la possibilità di potere applicare la legislazione
nazionale anche in Sicilia per evitare di arrecare dei danni alla vita delle autonomie.
• Oggi sull’onda della rivisitazione del T.U. n°267/00 che sta per essere definita, il nuovo
Governatore dovrà cogliere l’occasione per mettere ordine nell’attuale legislazione in tema di
enti locali molto sfilacciata ed a volte disorganica, introducendo nel contempo una serie di
modifiche alla L.R. n°7/92 (c.d. “elezione diretta del Sindaco”), che, pur mantenendo i suoi
principi ispiratori, ridisegni:
1 un “nuovo equilibrio dei poteri” fra gli organi statutari di Comuni e Province, al fine di
recuperare importanti energie ed intelligenze da utilizzare nella soluzione dei problemi delle
comunità amministrate, eliminando l’attuale condizione di conflittualità che spesso si determina
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fra i Sindaci, i Presidenti delle Province e le loro assemblee elettive ( Consigli Comunali e
Provinciali);
1. assegni a quest’ultimi compiti di controllo più incisivi, soprattutto in tema di
corrispondenza dell’utilizzazione delle risorse rispetto ai programmi che gli Esecutivi si
danno e stimoli nel contempo l’attuazione di un sistema di “controlli” sull’attività degli enti,
che, lungi dal ripristinare quelli effimeri di semplice legittimità sugli atti, attui in maniera
concreta ed efficace invece il controllo di regolarità amministrativa e contabile, quello di
gestione, la valutazione della dirigenza ed il controllo strategico, realizzando l’obiettivo di
coniugare modernizzazione con efficienza, efficacia ed economicità dell’azione politicoamministrativa;
2. realizzi il superamento della incompatibilità tra consiglieri ed assessori comunali, con la
previsione del “consigliere supplente”;
3. garantisca la valorizzazione della autonomia statutaria e regolamentare dei singoli enti.
UNA NUOVA FINANZA REGIONALE E LOCALE
Ma a fronte della sempre crescente “centralità” degli enti locali, occorre che il nuovo
Governo e l’ARS individuino una politica di finanza locale che abbia i requisiti della “certezza,
della congruità e della tempestività nei trasferimenti agli enti locali”.
Oggi soprattutto di questo hanno bisogno gli amministratori: celerità e certezza nei
trasferimenti delle risorse ai Comuni ed alle Province.
Ma ciò purtroppo non è sufficiente: infatti occorre nel contempo risolvere il problema della
liquidità delle risorse giacenti nelle casse regionali, al fine di evitare che gli enti locali ricorrano alle
continue e comunque necessarie richieste di “anticipazioni” ai propri tesorieri per far fronte alle
esigenze quotidiane.
Ed ancora, gli amministratori locali non possono più tollerare che alla ormai costante
politica dei tagli da parte dello Stato si accompagni quella di una Regione che chiede ai Sindaci di
essere virtuosi al fine di ricevere delle premialità nei trasferimenti, laddove il virtuosismo richiesto
si traduca in definitiva nell’avere poi tanto quanto a stento basta per assicurare ai propri
amministrati i servizi essenziali !!.
Inoltre occorre sottolineare che gli strumenti finanziari cui oggi hanno accesso gli enti locali
nella nostra regione abbisognano di diventare “celeri”, prevedendo quindi “seri ed incidendi fattori
premiali d’attribuzione” e con priorità per quelli c.d. “minori” od appartenenti alle aree interne,
incentivando per quest’ultimi quindi le gestioni associate in tema di servizi.
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Nei trasferimenti regionali si propone di utilizzare, quali nuovi criteri indicatori
nell’attribuzione delle risorse ai singoli enti locali: – la popolazione, – il territorio, – la eventuale
presenza di frazioni, – il costo del personale non eccedente i parametri del D.M. per gli enti
dissestati, stante che in atto i criteri si riferiscono a condizioni datate e quindi non più attuali.
E sempre in tema di finanza locale, poi, occorre rivedere i meccanismi di acquisizione delle
risorse pubbliche per rilanciare gli investimenti sia con la realizzazione delle infrastrutture che con
gli incentivi alle imprese per dar fiato all’occupazione.
Infine ci si permette sottolineare la necessità che la Regione preveda per la prima volta un
intervento legislativo regionale sul “patto di stabilità” per i comuni e delle province, al fine di
sminuire, laddove possibile, gli effetti spesso pesanti sulla finanza degli enti.
ALTRI INTERVENTI
Sulla base delle superiori considerazioni ed in forma molto sintetica, si vogliono accennare
le seguenti ulteriori esigenze delle autonomie locali siciliane.
Esigenza di formazione per gli amministratori locali.
Con questi interventi riformatori , com’è noto, si vuole attuare quel disegno federalista con
cui viene rivista la struttura del Paese, in cui l’Ente Locale diventa sempre più “centrale” rispetto ai
bisogni dei cittadini e quindi maggiormente caricato di quei compiti e di quelle funzioni idonei a
renderlo pronto ed efficace a soddisfare le richieste d’interventi che promanano dalle comunità
amministrate.
Pertanto è sempre più necessaria la presenza di amministratori locali con capacità
manageriali ed con un’adeguata preparazione al ruolo.
Si impone, pertanto, una continua informazione e formazione politico-istituzionale, che
quindi diventano strumenti indispensabili per il raggiungimento degli obiettivi che
l’amministrazione locale si deve prefiggere.
I vari processi di e-governance negli enti locali, oggi più di ieri, diventano ineludibili,
perché oggi solamente con “l’interpretare e l’agire” si potranno affrontare i vari fenomeni che si
collegano all’innovazione nella pubblica amministrazione.
Se non si conosce il dato, non lo si può collocare nel contesto dell’azione da realizzare.
In questo scenario, che ormai ha confini non più regionali e nazionali, ma europei, si deve
necessariamente collocare la nuova “mission” dell’Amministratore Locale del terzo millennio.
In tale direzione diventa “necessaria” pertanto la formazione politica ed istituzionale degli
amministratori locali al pari di quella dei burocrati, verso i quali detta attività è stata
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tradizionalmente e solamente orientata, al fine di determinare un reale ed efficace sostegno dei
processi di cambiamento e di sviluppo.
Inoltre la possibilità di un costante e proficuo scambio di esperienze di governo dei vari
processi di modernizzazione nella conduzione degli enti locali, acquisendo esempi concreti da altre
regioni del Paese e da altre aree geografiche d’Europa nella logica ormai della globalizzazione dei
sistemi di governo, potrebbe dare la possibilità di sostenere più concretamente la difficile ed ardua
nuova “mission” che il nuovo sistema istituzionale assegna agli amministratori locali.
In questo contesto occorre che la Regione utilizzi al meglio la recente legge regionale n°19
del 2005, che assegna alle Associazioni di enti locali e loro amministratori il compito di sostenerli
nelle loro funzioni istituzionali, utilizzando le risorse che detta normativa prevede con
l’approvazione di appositi progetti.
L’Integrazione dei Servizi socio-sanitari ed un nuovo welfare
Dopo circa cinque anni dall’inizio del percorso attuativo della Legge n°328/2000, a parere di
quest’Associazione, la realizzazione del “Sistema Integrato D’Interventi e Servizi Sociali” previsto
da detta norma in Sicilia stenta a decollare, evidenziando una condizione ancora insufficiente
dell’integrazione fra il sociale con il sanitario nell’erogazione dei servizi all’utenza.
Diversi i motivi che hanno concorso al mancato conseguimento di detto obiettivo. Fra essi,
due però sono state le ragioni principali dell’insuccesso:
1. l’assenza di una cultura adeguata da parte degli enti e quindi dei loro operatori politici e
tecnici,chiamati all’attuazione della legge;
2. un’azione di controllo non proprio puntuale sia in ordine alla qualità che alla
tempestività degli adempimenti previsti.
L’ASAEL, per superare i limiti sino ad ora registrati ed avviare un percorso capace di
elevare la qualità della vita delle categorie dei cittadini più deboli, così come la norma si prefigge,
occorre:
• un’attività intensa da parte della Regione finalizzata a creare quella rivoluzione culturale
prevista come condizione essenziale per il perseguimento dell’obiettivo previsto dalla norma;
• la istituzione di un Assessorato titolare del competenze socio-sanitarie, così come avviene in
tante altre regioni;
• un maggiore coinvolgimento degli amministratori locali nella fase della programmazione e
dell’esecuzione degli interventi nei territori dei Piani di Zona.
Politica dell’ambiente e delle risorse idriche, tramite un vero decollo degli AA.TT.OO..
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L’istituzione degli Ambiti Territoriali Ottimali, cui ormai sono stati trasferiti le gestioni
della raccolta e smaltimento dei rifiuti e della gestione delle acque, non ha, com’è noto, allo stato
attuale risolto le problematiche molto rilevanti soprattutto in tema di politica ambientale.
L’articolazione dei nuovi A.T.O. dall’art.45 della L.R. n°02/2007 a distanza di un anno non
ha ancora visto la luce, stante che il Presidente della Regione non ha emanato il previsto DPR, il cui
schema, di già sottoposto al parere delle associazioni delle autonomie, prevedeva la riduzione degli
AA.TT.OO. Rifiuti da 27 a 10.
Questa, Signori Candidati Governatori, è la “Maggiore Emergenza” per gli enti locali
siciliani, stante che la loro disastrosa situazione finanziaria rischia di stravolgere i bilanci dei
Comuni, chiamati dalla L.R. n°19/2005 a ripianare le perdite delle società d’ambito.
Occorre pertanto con assoluta urgenza emanare il citato DPRS che:
1. individui n°9 (nove) ambiti territoriali, in corrispondenza dei nove territori provinciali
in cui è suddivisa la regione, in cui le funzioni di programmazione e controllo siano
separate dalla gestione affidata a soggetti terzi . Ciò rappresenterebbe di certo un grosso
miglioramento dell’assetto previsto in precedenza e quindi riducendo da 27 a 9 gli ambiti
territoriali ottimali possono essere meglio omogeneizzati nella loro struttura e, soprattutto,
nei costi del loro funzionamento.
2. preveda che la rappresentanza degli enti consorziati nell’assemblea del consorzio
prevedere anche un “eventuale delegato del sindaco” e nel CDA del consorzio possa
prevedersi la possibilità che il Sindaco nomini soggetti estranei agli organi del
Comune.
3. preveda una obbligatoria richiesta di parere ai Consigli Comunali prima di operare e
determinare tariffe e programmazione d’interventi, oltre all’obbligo di riferire da parte dei
rappresentanti dell’ente a dette assemblee periodicamente sullo stato del rapporto consortile;
4. le eventuali assunzioni di personale siano subordinate all’adozione di procedure
concorsuali con evidenza pubblica.
5 occorre disciplinare in maniera compiuta il sistema delle ineleggibilità ed
incompatibilità dei componenti del CDA.
Infine occorre evidenziare che in tema di rifiuti la Regione velocizzi il sistema della raccolta
differenziata (i cui indici sono ancora ben lontani da quelli di altre regioni) e soprattutto lo
smaltimento con la realizzazione del sistema di termovalorizzazione, al fine di ridurre i costi per il
cittadino-utente.
Riforma della legge urbanistica e dei beni paesaggistici
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E’ necessario procedere, fra i primi atti del nuovo Governo all’approvazione dei due distinti
Disegni di Legge giacenti all’ARS in dette materie, in quanto dopo le 28 leggi emanate in materia in
Sicilia dal 1978 ad oggi, finalmente si era di già evidenziato il principio secondo cui in materia di
pianificazione urbanistica le azioni di governo del territorio si realizzano con una indispensabile
diffusione della cultura urbanistica e con una conoscenza sempre costante del processi di
trasformazione urbana, accompagnata da una semplificazione delle procedure.
Inoltre è importante collegare le “due” pianificazioni, urbanistica e paesaggistica, per cui gli
enti locali chiedono che anche il disegno di legge sulla “riforma paesaggistica” veda la luce in
concomitanza con quella urbanistica e nel contempo occorre ricedere il rapporto nel processo di
pianificazione fra Regione, Provincia e Comune, in quanto quest’ultimo è forse il soggetto che più
diritto di attuare un proprio progetto strategico sulla pianificazione del proprio territorio, mentre è
indispensabile altresì trasferire ai Comuni le risorse umane e finanziarie necessarie per attuare il
ruolo assegnato dal disegno di legge sull’urbanistica.
Altro argomento è quello dell’incompatibilità dei Consiglieri Comunali chiamati ad
approvare gli atti di pianificazione, che dovrà essere maggiormente puntualizzato.
GOVERNO DEL TERRITORIO
Non è ipotizzabile in Sicilia una programmazione strategica di sviluppo economico e sociale senza
un sistema di regole certe e trasparenti di governo del territorio e del paesaggio.
Il 75% dei Comuni Siciliani è privo di uno strumento urbanistico regolarmente approvato e la
stessa Regione non ha un piano regionale territoriale urbanistico.
Risultano emanate delle Linee Guida per il Piano Paesaggistico Regionale ed è stato redatto il
Piano Regionale del Colore, del Decoro Urbano e del Paesaggio. Solo per alcuni ambiti territoriali
si è redatto un Piano Paesaggistico che in alcuni casi contrasta con lo strumento urbanistico vigente
in alcuni Enti Locali e nello stesso ambito territoriale.
Il ricorso sistematico in questi ultimi anni agli strumenti di concertazione negoziata come PRUSST,
Piani Programma, Patti Territoriali, Piani Integrati Territoriali ecc. è la dimostrazione
dell’inadeguatezza delle vigenti norme di governo del territorio.
È necessaria una riforma dell’attuale normativa urbanistica, risalente al 1978, anche acquisendo
le esperienze legislative di altre Regioni italiane.
È necessario e con estrema urgenza che si pervenga ad un solo strumento urbanistico e
paesaggistico a livello regionale.
Un piano strategico quindi del territorio siciliano che salvaguardi, tuteli e valorizzi le risorse
ambientali, paesaggistiche,artistiche, monumentali e archeologiche.
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Tale riforma deve prevedere a livello comunale due distinti livelli di pianificazione: un Piano
strutturale, adottato ed approvato del Consiglio Comunale, inerente tutto il territorio Comunale ed
un Piano Operativo, adottato e approvato dal Sindaco e dalla Giunta Comunale, ed inerente una
parte del territorio Comunale.
Tale riforma deve prevedere adeguate risorse finanziarie per gli Enti Locali per poter procedere
alla redazione degli strumenti di pianificazione.
Il Piano strategico regionale deve contenere tutte le norme di salvaguardia, già operanti nella nostra
Regione, di tutela e di inedificabilità delle fasce costiere, delle fasce boschive, dei centri e nuclei
storici, di limiti alle volumetrie realizzabili.
Ed inoltre deve intervenire con strumenti di riqualificazione ambientale ed urbanistica,
coinvolgendo nella fase economica i privati interessati, in tutte le zone e gli agglomerati abusivi.
OPERE PUBBLICHE
Con la Legge Regionale n. 7 del 2/8/2002 “Norme in materia di opere pubbliche, disciplina degli
appalti di lavori pubblici di fornitura, di servizi e nei settori esclusi” la Regione Siciliana ha
recepito, con modifiche ed integrazioni, la Legge quadro nazionale in materia di Lavori Pubblici e
cioè la Legge n. 109 dell’11/2/1994 e le successive modifiche ed integrazioni apportate con la
Legge n. 216 del 2/6/1995 e con la Legge n. 415 del 18/11/1998.
Successivamente la Regione Siciliana con le seguenti Leggi: Legge n. 18 del 12/11/2002; Legge n.
23 del 23/12/2002; Legge n. 4 del 16/4/2003; Legge n. 7 del 19/5/2003; Legge n. 20 del 3/12/2003;
Legge n. 17 del 28/12/2004; Legge n. 4 del 22/4/2005; Legge n. 9 del 3/8/2005; Legge n. 16 del
29/11/2005; Legge n. 23 del 5/12/2006; Legge n. 5 del 27/2/2007; Legge n. 20 del 21/8/2007; ha
proceduto a modificare ed integrare ulteriormente il quadro di riferimento normativo di cui alla
Legge n. 7 del 2/8/2002.
Nel mentre, in ambito nazionale, veniva predisposto, a seguito delle Direttive dell’Unione Europea
n. 2004/17/CE e n. 2004/18/CE, ed emanato il Decreto Legislativo n. 163 del 12/4/2006 “Codice
dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture”; tale Decreto Legislativo veniva
modificato ed integrato con il Decreto Legislativo n. 6 del 26/1/2007 e con il Decreto Legislativo n.
113 del 31/7/2007.
Dalla data di emanazione della Legge Regionale n. 7 del 2/8/2002 sono stati emanati, oltre le dodici
leggi sopra citate, n. 25 Decreti Assessoriali e n. 45 Circolari da parte di diversi Assessorato
Regionali.
A ciò occorre aggiungere tutte le Determinazioni, Deliberazioni e Comunicati dell’Autorità per la
Vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture.
Un poco piacevole primato: una legge ogni sei mesi, un decreto ogni tre mesi, una circolare ogni
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mese.
Tutto ciò evidenzia un quadro di riferimento normativo complesso e a volte poco chiaro e di
difficile interpretazione e che crea dubbi interpretativi sulle norme da applicare. Inoltre la Circolare
dell’Assessorato Regionale per i LL.PP. del 18/9/2006 ha stabilito un doppio regime normativo: per
i lavori pubblici si applica la nostra normativa regionale; per i beni, servizi e forniture si rimanda al
nuovo Codice 163/2006 e successive modifiche ed integrazioni.
Occorre pervenire ad un solo Testo Unico chiaro, di immediata applicazione, nel rispetto delle
Direttive Comunitarie, ma che si rapporti, come hanno già fatto altre Regioni come la Sardegna o il
Friuli Venezia Giulia, con la realtà burocratica, amministrativa e tecnica della nostra Regione e con
le risorse economiche disponibili.
L’uso tempestivo e di qualità delle nuove risorse comunitarie dell’Obiettivo Convergenza
2007/2013 impone l’elaborazione di progettazioni esecutive-cantierabili. Gli Enti Locali devono
essere dotati di un fondo di rotazione per la progettualità che possa consentire di partecipare ai
nuovi Bandi di spesa con modalità e tempi certi e con progetti di qualità.
Precariato negli Enti Locali
E’ altresì necessario che il nuovo Governo e la nuova Assemblea Regionale riprendano il
percorso individuato con la legge n°16/2006 in materia di stabilizzazione del personale LSU in
forza a Comuni e Province, affinché si individui una strategia definitiva che miri a dare certezze a
questi lavoratori divenuti ormai indispensabili per il funzionamento dei servizi negli enti locali.
Una politica per l’integrazione degli stranieri
Occorre che la Regione favorisca la crescita nei nostri Comuni di una nuova cultura della
umana convivenza che, nel rispetto di tutti, offra una speranza a ciascun immigrato di integrarsi
nella nostra terra, in cui tutti, siciliani e stranieri, si sentano protagonisti della costruzione di una
società più giusta, più solidale e più umana, che miri anche allo sviluppo di processi di crescita
economica a beneficio di tutti.
Impegno per la legalità
Bisogna individuare una serie di azioni che in maniera costante ed efficace crei un
comportamento sinergico fra Regione ed Autonomie Locali, al fine di evitare ogni forma di
condizionamento delle nostre istituzioni al fenomeno mafioso e del malaffare in genere, nella
consapevolezza che la mafia è il nemico principale dello sviluppo sociale ed economico del popolo
siciliano. In questo senso particolare attenzione, con contestuali dotazioni finanziarie, dovrà essere
fornita alle nostre scuole affinché formino future generazioni ancorate a questi principi. -
Gli AA.TT.OO. alla libera volontà associativa dei Comuni. Via Le province, gli IACP e tutti gli altri enti divenuti inutili intermedi tra Comuni e Regione e comuni e Stato.
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nonno libero Gennaio 18th, 2009 @ 01:40
UNA CURIOSITA’ MI RODE: Al PD di Veltroni hanno saputo della denuncia da parte della Corte dei Conti, nei riguardi sel senatore della Nostra Terra?
e se lo hanno saputo, cosa pensate che faranno? Lo diranno a Di Pietro?
certo non c’è pace tra gli Ulivi!
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marco Gennaio 14th, 2009 @ 19:56